Il blog che promuove la filosofia del portare i neonati e i bambini come piccoli marsupiali.....e...molto altro...


Sul blog di mamma canguro potete lasciare i vostri commenti e suggerimenti...anzi siete invitati a farlo. Il vostro contributo può essere d'aiuto ad altri e sicuramente aiuta a sviluppare il confronto tra genitori su temi che riguardano i nostri figli ma anche noi stessi!! Buona lettura!!



Nel momento in cui uno si impegna a fondo, anche la provvidenza allora si muove .
Infinite cose accadono per aiutarla,
cose che altrimenti non sarebbero mai avvenute....
Qualunque cosa tu possa fare o sognare di poter fare, cominciala.
L'audacia ha in sè genio, potere e magia.
Cominciala adesso.

W. Goethe


Chi lavora con le sue mani è un lavoratore.
Chi lavora con le sue mani e la sua testa è un artigiano.
Chi lavora con le sue mani e la sua testa ed il suo cuore è un'artista.

San Francesco d'Assisi

martedì 29 dicembre 2009

Pouch sling (fascia tubolare o fascia porta bebè)



Ogni fascia viene realizzata su misura in base alla corporatura di chi porta. La fascia infatti deve essere della misura giusta in modo che il bambino sia ben aderente al corpo di chi porta. Se fosse troppo grande, si dovrebbe comunque sempre sostenere il bambino con una mano, perchè diversamente ciondolerebbe da una parte all'altra. Se fosse troppo piccola, sarebbe utilizzabile solo per un breve periodo.

La fascia tubolare è utilizzabile dal primo giorno fino a 15 kg del bambino.

Permette di effetuare quattro posizoni:

- Culla
- Davanti al pancia Mondo
- Laterale gambe divaricate
- Sulla Schiena

Se vuoi vedere qualche dimostrazione, guarda i miei video sul blog oppure vai su You Tube e cerca mammacanguro!!

lunedì 28 dicembre 2009

Incontri gratuiti per imparare a portare i bambini


Sto organizzando un ciclo di incontri gratuiti per far vedere alle mamme come portare i bambini.

Gli incontri prevedono una breve introduzione al tema del portare e ai benefici che ne derivano, una descrizione dei vari supporti utilizzati per portare i bimbi e una dimostrazione pratica di come si utilizzano mei tai, fasce lunghe e fasce tubolari.

Metto a disposizione delle mamme che vorrebbero provare a portare i loro cuccioli, ma non sono troppo convinte, fasce e mei tai. Li lascio in prestito/prova per una settimana.

Il primo incontro sarà lunedì 8 febbraio a Brusaporto (BG) alle ore 15 e avrà una durata di circa un paio d’ore.
Gli incontri successivi, li fisserò in base alle vostre adesioni.

Questa iniziativa nasce dalle letture ( tra cui cito “Portare i piccoli” di Esther Weber, “Una mamma Canguro” di Nathalie charpak) che ho fatto in merito al portare come modalità di genitorialità e soprattutto dall’esperienza diretta del portare mio figlio.

IL SIGNIFICATO DI PORTARE IL BEBE’
Tratto da "Portare i piccoli" di Weber Esther "Il contatto è uno dei principi fondamentali ed esistenziali degli organismi viventi. E’ la base di qualsiasi comunicazione, scambio, interazione, incontro vitale. Già il feto in utero ha le sue prime percezioni sensoriali inizialmente a livello tattile. Attraverso la cute sente la pressione, i movimenti del liquido amniotico, il dolore, ma anche sensazioni di caldo e freddo. La cute del feto viene stimolata continuamente durante la gravidanza. Il primo sviluppo del sistema nervoso del bambino dipende dal tipo di stimolazione che riceve. L’emozione veicolate dal corpo, più che la semplice pressione sulla pelle, è il messaggio raccolto dal bambino attraverso i recettori muscolari. E’ il modo in cui viene tenuto che gli dice che cosa sente chi lo tiene.
Il contatto corporeo funziona attraverso il senso del tatto, ma è anche di più: è un bisogno vitale, biologico e psicologico per incontrare e relazionarsi con l’altro. Nel neonato questo bisogno di contatto è innato ed urgente. Stare a contatto con il bambino significa parlare il suo linguaggio, quello che comprende dal primo momento, il linguaggio della pelle, del tatto, che gli comunica sicurezza esistenziale e attraverso cui stabilisce la prima relazione con l’esterno. Ascoltare e soddisfare il bisogno primario di contatto corporeo del bambino non crea un suo ulteriore bisogno o lo accresce, al contrario con il tempo lo colma.
Per approfondimenti visita il sito www.portareipiccoli.it
Oggi esistono in linea generale, come spiega bene nel suo libro “Sono qui con te” Elena Balsamo, due approcci: il modello ad alto contatto e il modello a basso contatto.
Il modello ad alto contatto, è un approccio che mira a proteggere la salute e la sopravvivenza dei bambini e quindi accetta e risponde ai suoi bisogni innati. Il modello a basso contatto ha come suo obiettivo quello di insegnare ai bambini a diventare precocemente indipendenti dai loro genitori dal punto di vista emotivo e di sviluppare spiccate capacità cognitive. Il modello ad alto contatto è caratterizzato da uno stretto e intenso rapporto fisico tra madre e bambino che inizia fin dalla nascita. Il parto avviene in un ambiente famigliare, il neonato rimane per lungo tempo a contatto pelle a pelle con la madre, l’allattamento è a richiesta e il piccolo dorme nelle vicinanze del letto materno (a volte nello stesso letto) e durante il giorno viene portato sempre dalla madre in tutte le sue attività. I bambini vivono come da piccoli marsupiali immersi sin da piccoli nella vita degli adulti. La risposta al pianto da parte degli adulti è immediata.
Il modello a basso contatto invece è caratterizzato da una relazione madre-bambino basata prevalentemente sullo sguardo e sull’espressione verbale. La nascita spesso è medicalizzata, il neonato viene separato dalla madre per essere sottoposto a procedure di routine, viene nutrito con il biberon o con latte materno per pochi mesi, è spesso sdraiato nella culletta o nella carrozzina da solo. La notte dorme nel proprio letto e spesso in un’altra camera separati dai genitori. Questo modello prevede una interazione verbale e visiva con il piccolo in concomitanza con una risposta al pianto certo non immediata.

Oltre ai benefici fisici ed emotivi, portare i piccoli allevia molto il lavoro dei genitori…pensate: uscire a passeggiare anche quando piove, sbrigare le faccende in casa, riuscire a fare la spesa, salire su mezzi pubblici, scendere a prendere il pane senza dover fare tutti i preparativi per trasportare il piccolo, salire e scendere le scale, avventurarsi in luoghi affollati senza dover fare slalom,far addormentare il piccolo senza fatica, risparmiare un sacco di soldi in passeggini, navicelle e costosi trio…e molto altro!

Per informazioni sugli incontri mandatemi una mail a serenapir@yahoo.it.
Per farvi un’idea di come portare i neonati e i bimbi date un’occhiata a www.mammacanguro.jimdo.com.

Sempre con lui - I vantaggi di essere un genitore a tempo pieno


A proposito di mamme a tempo pieno e mamme che si reinventano,vedi blog di spazioneomamma , a me piacerebbe molto poter essere una mamma a tempo pieno, almeno per i primi anni di vita del mio cucciolo…purtroppo non me lo posso permettere. Cercherò di stare a casa il più possibile usufruendo della maternità facoltativa e poi magari chiederò un part-time…ma non è detto che me lo concedano.
Nel frattempo, come ha scritto Fiammetta, sto tentando di reinventarmi….ma non è sempre così facile.
E pensare che fino a qualche anno fa pensavo che la carriera professionale fosse la miglior fonte di soddisfazione…Meno male che Alessandro mi ha aperto gli occhi!!

Poter essere una mamma a tempo pieno è una vera fortuna, e dovrebbe poter essere alla portata di tutte le mamme che vogliono stare a casa con i loro bambini almeno per i primi anni di vita dei loro figli. La legislazione italiana pecca in questo senso.
I paesi scandinavi sono al primo posto per le politiche a sostegno della maternità: il congedo parentale consiste in 480 giorni da dividere a scelta tra i due genitori, di cui 60 gg sono di ciascun genitore e non possono essere ceduti all’altro. Il datore di lavoro deve concedere il congedo parentale (a madri e padri ugualmente) dalla nascita fino ai 18 mesi del bambino.
Inoltre i genitori hanno diritto a lavorare part-time fino al compimento degli 8 anni del bambino.
Dal punto di vista economico, un lavoratore, sia esso autonomo o dipendente,
percepisce l’80% dello stipendio calcolato sull’ultimo anno di lavoro prima del parto, al di sotto di un tetto massimo per 240 dei 480 giorni
di congedo. I restanti giorni si riceve un compenso economico di base, che corrisponde a circa 20 euro al giorno circa 600 euro al mese.
Poi c’è l’assegno per il bambino che corrisponde a circa 110 euro mensili fino al compimento di 16 anni (si sedici anni!!!) del bambino.
Inoltre esistono stati, non è il caso dell'Italia, che prevedono anche dei congedi per i padri in occasione del parto: 2 giorni in Spagna, 14 in Svezia, 3 in Francia, da 6 a 12 in Finlandia e 7 in Danimarca.

Le mamme italiane non sono messe nelle condizioni di poter stare a casa almeno per i primi anni di vita dei loro bambini, ma allo stesso tempo si vedono costrette, se non hanno nonni disponibili, a dover sborsare cifre assurde per mandare i bimbi all’asilo nido.

“Sempre con lui- I vantaggi di essere un genitore a tempo pieno” è un libro della collana “Il bambino naturale” Ed. Il leone verde, che affronta appunto l’importanza di un accudimento costante nei primi anni di vita dei propri figli. La presenza della figura di riferimento e l’accudimento continuativo sono considerati un investimento di gran valore, che ripagherà lungamente i genitori negli anni successivi. Isabelle Fox scrive che “la semplice presenza dei genitori in ogni fase di crescita gli garantirà (al bambino) la base sicura che lo farà sentire libero di esplorare, imparare, relazionarsi con gli altri e padroneggiare il proprio mondo, da bambino prima, e infine da adulto. Gli effetti positivi della presenza dei genitori permangono per tutta la vita”.



mercoledì 23 dicembre 2009

Mei tai: istruzioni





Esistono differenti tipi di supporti per portare sia neonati che bambini più grandi, volendo fino a tre anni e oltre. Io ne prendo in considerazione alcuni, quelli che ho sperimentato con mio figlio.

Il Mei Tai è un supporto di origine orientale. Può essere utilizzato a partire dalla nascita fino ai tre anni ... e volendo anche oltre!

Il mei tai permette di effettuare diverse posizioni:

Rannicchiata: il bimbo è sulla pancia della mamma con le gambe raccolte. E’ ideale per il bimbo appena nato. La posizione rispecchia infatti quella assunta in pancia.

Davanti con gambe divaricate tipo Canguro: quando il bimbo è un po’ più grande e apre spontaneamente le gambe. Pancia contro pancia e gambe divaricate.

Laterale a gambe divaricate: il bimbo viene messo sul fianco con le gambe divaricate. Ideale quando il bimbo è in grado di sostenere la testa da solo.

Sulla Schiena: con le gambe rannicchiate o con le gambe divaricate.


Le posizioni davanti permettono di allattare con discrezione ovunque ci si trovi.

E' possibile realizzarlo in differenti materiali: jeans, cotone, velluto, trapuntato, seta o in cotone leggero semplice, doubleface.

Il mei tai permette di avere sempre le mani libere e il bambino è ben sostenuto. Il modello trapuntato,in inverno, permette di evitare di infagottare i nostri bimbi (cosa che di solito non gradiscono). Sarà il calore del nostro corpo a scaldarlo: sarà sufficiente coprire bene testa e piedi.

Per chi porta, rispetto alla fascia tubolare, permettte di scaricare più uniformemente il peso e per questo può essere utilizzato anche con bambini piuttosto grandi (tre anni e anche molto oltre).

Comunque al di là della comodità, si tratta di una modalità diversa di essere genitori che permette di tenere il proprio bimbo a contatto con il nostro corpo e soddisfarlo nel suo bisogno primario di contatto, calore, contenimento.

Per maggiori info sull'utilizzo del mei tai, guarda i mii video su Youtube; canale di mammacanguro!

martedì 22 dicembre 2009

La mia esperienza


La mia avventura comincia circa un anno fa: il mio bimbo è stato concepito verso la meta di novembre del 2008.
Secondo la tradizone cinese compirebbe un anno. I Cinesi infatti partano a contare l'età dalla data del concepimento....e questo dovrebbe farci riflettere sull'importanza della vita pre-natale.
A dicembre 2008 ho scoperto di essere incinta...anche se già me lo sentivo. Da quel momento ho iniziato a documentarmi: volevo essere consapevole di ciò che mi aspettava sia da un punto di vista fisico che psicologico e soprattutto volevo accogliere la nuova vita avendo tutti gli strumenti necessari per accudirla al meglio. E non parlo di tutto quello che ci viene propinato per la prima infanzia come se fosse indispensabile...ma delle conoscenze su cosa è importante per un neonato e su quali sono i suoi bisogni.
Questa esigenza è nata dal fatto che sentivo molte teorie contrastanti su come allevare un figlio, quindi volevo farmi la mia opinione per decidere autonomamente quale strada intraprendre, cosciente del fatto che, quale che sia la scelta, ci sarà sempre qualcuno che ti critica. Tanto vale avere delle motivazione per argomentare le proprie scelte.
Sentendo parlare di bambini ho sempre percepito che la cosa più ignobile che potesse fare una mamma è quella di viziare il proprio bambino: "ma cosi lo vizi, ma se lo tieni sempre in braccio prende i vizi, guarda che è furbo, se piange e lo accontenti poi prende il vizio e non vivi piu!! guarda che ti ricatta!! Tutte farsi di questo tenore...
Io la mia idea me la sono fatta....sono convinta che un neonato debba essere soddisfatto nei sui bisogni di contenimento, di contatto, di calore, di cibo secondo le sue esigenze: siamo noi a doverci adattare ai suoi ritmi e non pretendere che sia lui ad adeguarsi ai nostri....In più spesso si confonde il rispondere ai bisogni dei neonati , come per esempio facendoli dormire con noi, con la mancanza di regole. Al contrario, un bambino soddisfatto nei suoi bisogni primari, sarà un bambino che acceterà meglio le regole.
E poi facciamo figli sempre più tardi, a volte arrivano a fatica, magari solo uno....e allora godiamoceli, perchè come dicono, e questo è vero, crescono in un batter d'occhio!
Da qui l'importanza di avere dei supporti adeguati, fascia e mei tai, per soddisfare le esigenze di contatto e accudimento senza rinunciare alle nostre attività e alla nostra vita. Quello che secondo me è poco chiaro è che un certo tipo di accudimento non pregiudica la nostra libertà ..anzi semplifica la nostra vita.
Io per scelta mi porto addosso il mio bimbo ma non rinuncio a nulla: ho sempre le mani libere. Esco sotto la pioggia, vado a fare la spesa,faccio i mestieri, riesco a mangiare mentre lui si addormenta , stendo, leggo, navigo in internet, cucio a macchina..sempre con lui!! "Porto" per tutti i benefici che ne trae mio figlio e che ne traggo anche io!!

venerdì 18 dicembre 2009

Perchè essere una mamma canguro




Essere una “mamma canguro” vuol dire gustarsi l’esperienza di avere il proprio piccolo a contatto con il proprio corpo, di sentire il suo calore e trasmettere il nostro, di sentire il suo respiro quando si addormenta pacifico sul nostro petto, di nutrirlo quando ha fame, di creare una comunicazione non verbale capace di rispondere ai suoi bisogni piu’ profondi.

Riporto alcuni passaggi tratti da "Portare i piccoli" di Esther Weber : "Portare significa farsi carico del proprio bambino, tenerlo, sostenerlo e muoversi insieme a lui, con lui. In molte parti del mondo ancora oggi i bambini vengono portati tradizionalmente, Mentre in Europa solo negli ultimi trent'anni si osserva un riavvicinamento alla cultura del "portare”, non per necessità o mancanza di alternative di trasporto, ma perchè se ne riconoscono i benefici fisici ed affettivi. Portare diventa uno strumento di relazione tra genitori e bambini.

"Il mio bambino vuole sempre stare in braccio!", "Si addormenta in braccio o al seno e poi, quando lo metto in culla, addormentato, si sveglia e piange. Appena lo tiro su e lo tengo in braccio si calma e si riaddormenta."
Spesso queste affermazioni sono l'espressione di enorme fatica di fronte al figlio esigente di contatto. Questo periodo può durare mesi e rende l’avvio della vita più faticoso soprattutto se non si comprende perchè il proprio bambino è così esigente. Il proprio bambino ha un comportamento del tutto naturale e fisiologico se esige di stare vicino ai genitori.

Se ci mettiamo nei panni di un neonato che ha passato nove mesi a contatto con il corpo della mamma, nel corpo della mamma, nutrito, al caldo, coccolato dai movimenti della mamma non possiamo pensare che accetti di buon grado le “cure europee” dove la sdraietta autocullante, la carrozzina, il lettino singolo, il box fanno parte del corredino obbligatorio di un neonato. Il bambino ci si adatterà con notevole sforzo, ma le sue esigenze reali non saranno soddisfatti. Tutti questi surrogati di mamma non rispondono alle esigenze del bambino…ma…alle nostre.
Essere portato invece consente al bambino di vivere le scoperte di ogni giorno riconoscendo il calore, i movimenti, i suoni che lo hanno accompagnato per nove mesi e alla mamma di svolgere le sue attività.

Portare consente di vivere la maternità con minore stress, con più tranquillità, con piu’ gioia. E’ inoltre provato da studi scientifici che portarsi addosso il proprio bimbo riduce la depressione pos-partum.

La fascia, il mei tai, offrono la possibilità di stabilire con il proprio bambino uno scambio ininterrotto di contatto e di amore che fortifica entrambi. Un neonato che si sente solo (non a Contatto) piange per richiamare l'attenzione dei genitori.
Anche dal punto di vista anatomico il corpo dei nostri neonati è fatto per stare addosso al corpo del genitore: le gambe flesse divaricate e la curva della colonna vertebrale predispongono alla posizione verticale sul corpo del genitore più che alla posizione sdraiata su superficie dritta.

L'antropologo americano Ashley Montagu, Nel suo libro "Il linguaggio della pelle", sottolinea l'importanza del contatto corporeo del neonato con la madre, condizione essenziale per il suo sviluppo sano a livello fisico psichico e sociale. Il linguaggio della pelle è quello che il bambino comprende dal primo momento, che gli fa percepire se stesso e gli altri e lo fa sentire amato.

Ormai l'effetto benefico del contatto corporeo sui bambini neonati è indiscusso come dimostra la pratica della marsupioterapia, che viene adottato in sempre più strutture ospedaliere italiane. Il metodo "inventato" da un pediatra colombiano in un ospedale uno Bogotà nel 1978 per mancanza di incubatrici prevede di posare nudo il bambino prematuro, un contatto pelle pelle uno tra i seni della sua madre o del padre coperto da una morbida copertina o fascia. Il genitore diventa così "termoculla" del proprio bambino prematuro.
A più di vent'anni dai primi successi, l'OMS nel 2003 ha pubblicato le linee guida per la marsupioterapia! Molti studi eseguiti negli ultimi vent'anni in tutto il mondo confermano scientificamente, che il contatto tra genitore e bambino (prematuro o a termine) gioca un ruolo importantissimo nel legame-bambino, ed fondamentale per la sua crescita ponderale, per il suo regolare sviluppo psichico e sociale.

Un bambino portato poi gode di una stimolazione plurisensoriale fuori dalla sua portata motoria ma ciò nonostante tutto alla sua portata. Il bambino portato sente il suo corpo avvolto e massaggiato dal corpo di sua madre, sente il suo calore, il suo battito cardiaco, la sua voce e le voci delle persone attorno, i rumori della quotidianità, vede da vicino il viso di sua madre e gli oggetti coinvolti nell'attività della madre, sente odori e profumi, il sudore, il latte ed il suo senso dell'equilibrio viene stimolato di continuo perché deve ribilanciarsi e seguire i movimenti di chi lo porta. Il bambino si sente completamente al sicuro acnhe di fronte a situazione nuove e sconosciute: si può affacciare un po' alla volta al mondo che lo circonda. Appena è stanco può ritirarsi, dormire ed elaborare il vissuto. Dal punto di vista psicosociale il bambino percepisce il mondo non da sotto ma dall'alto. Le persone che si incontrano gli stanno di fronte e non sopra di lui. Difficilmente viene sovrastimolato da stimoli esterni perchè non viene investito in una posizione "impotente" e ha la possibilità di ritirarsi in qualsiasi momento.
La continua conferma della presenza dei genitori, toccabile, palpabile, sensibile al tatto aiutano a creare concretamente "la base sicura" dalla quale affacciarsi al mondo.
I bambini "portati" dispongono di una forte voglia di autonomia, di un entusiasmo di scoprire il mondo. La base sicura, che li contiene all'inizio e alla quale per molto tempo possono tornare in caso di bisogno - si mantiene e si interiorizza anche dopo la conclusione del periodo da "portati".
I bambini portati sono piu 'calmi e attenti. L'uso della fascia riduce i pianti ei malumori, riducendo notevolmente i casi di coliche grazie al "massaggio" calmante che il bimbo riceve stando a contatto con la madre in movimento. Portare un bimbo nella fascia lo predispone a crescere piu 'sicuro ed indipendente.

Troppo Spesso ancora si sentono, anche nell'ambiente più vicino, commenti negativi rispetto a questa disposizione al contatto con il proprio neonato. "Vedi che lo vizi così. Poi non te la caverai più. Stara sempre attaccato a te." In realtà, è vero il contrario: rispondere ai bisogni del neonato lo rassicura e lo aiuta a diventare indipendente ed autonomo. Non è “viziare” rispondere immediatamente al bisogno del piccolo. "Viziare" il bambino significa invece trattarlo con negliġenza, offrendo soluzioni "comode" e compensazioni al posto dell’attenzione di cui ha disperatamente bisogno.
Il vostro bambino crescerà sicuro di sè e tranquillo se i suoi primi, urgenti bisogni saranno soddisfatti con amore.

Con il proprio bambino "addosso", al sicuro vicino al proprio corpo, si possono riconquistare spazi propri e godere di una libertà di movimento creduta persa! Non più rinunciare alle passeggiate nel bosco o nei campi, al giretto in città, alla metropolitana, all'autobus, alla spesa, ad uscire sotto la pioggio o la neve, alle faccende di casa, a leggere comodamente un libro con il proprio bimbo sul petto.

Portare consapevolmente ed essere portati significa essere in ascolto. Un ascolto a pelle più che a parole, un ascolto profondo della situazione emotiva di sé stesso e dell'altro. Il bambino portato avverte e ascolta lo stato d'animo ed emotivo di chi lo porta e lo esprime, senza filtri. Per questo motivo non è possibile portare un bambino in un marsupio o in una fascia se chi lo porta non riesce uno sopportare il contatto e non vede l'ora di toglierselo di dosso. Portare infatti è a volte divertente e bello, a volte faticoso e a volte improponibile. Quindi un bambino non va mai portato per motivi di ideologia "alternativa", o perché bisogna o perché fa bene al singolo bambino o perché sta diventando di moda.
Portare, in modo consapevole, è uno strumento di relazione, che si basa sull'ascolto reciproco (e solo così funziona) che va impostato e calibrato individualmente per trovare la giusta vicinanza.

Infine, " portare "ed “essere portati "è un modo per crescere come genitori, oltre che per il bambino, per scoprirsi e sperimentarsi.

Per approfondire questa tematica consulta il sito www.portareipiccoli.it oppure leggi il libro di Weber Esther, da cui sono tratte le informazioni.