Il blog che promuove la filosofia del portare i neonati e i bambini come piccoli marsupiali.....e...molto altro...


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Nel momento in cui uno si impegna a fondo, anche la provvidenza allora si muove .
Infinite cose accadono per aiutarla,
cose che altrimenti non sarebbero mai avvenute....
Qualunque cosa tu possa fare o sognare di poter fare, cominciala.
L'audacia ha in sè genio, potere e magia.
Cominciala adesso.

W. Goethe


Chi lavora con le sue mani è un lavoratore.
Chi lavora con le sue mani e la sua testa è un artigiano.
Chi lavora con le sue mani e la sua testa ed il suo cuore è un'artista.

San Francesco d'Assisi

venerdì 18 dicembre 2009

Perchè essere una mamma canguro




Essere una “mamma canguro” vuol dire gustarsi l’esperienza di avere il proprio piccolo a contatto con il proprio corpo, di sentire il suo calore e trasmettere il nostro, di sentire il suo respiro quando si addormenta pacifico sul nostro petto, di nutrirlo quando ha fame, di creare una comunicazione non verbale capace di rispondere ai suoi bisogni piu’ profondi.

Riporto alcuni passaggi tratti da "Portare i piccoli" di Esther Weber : "Portare significa farsi carico del proprio bambino, tenerlo, sostenerlo e muoversi insieme a lui, con lui. In molte parti del mondo ancora oggi i bambini vengono portati tradizionalmente, Mentre in Europa solo negli ultimi trent'anni si osserva un riavvicinamento alla cultura del "portare”, non per necessità o mancanza di alternative di trasporto, ma perchè se ne riconoscono i benefici fisici ed affettivi. Portare diventa uno strumento di relazione tra genitori e bambini.

"Il mio bambino vuole sempre stare in braccio!", "Si addormenta in braccio o al seno e poi, quando lo metto in culla, addormentato, si sveglia e piange. Appena lo tiro su e lo tengo in braccio si calma e si riaddormenta."
Spesso queste affermazioni sono l'espressione di enorme fatica di fronte al figlio esigente di contatto. Questo periodo può durare mesi e rende l’avvio della vita più faticoso soprattutto se non si comprende perchè il proprio bambino è così esigente. Il proprio bambino ha un comportamento del tutto naturale e fisiologico se esige di stare vicino ai genitori.

Se ci mettiamo nei panni di un neonato che ha passato nove mesi a contatto con il corpo della mamma, nel corpo della mamma, nutrito, al caldo, coccolato dai movimenti della mamma non possiamo pensare che accetti di buon grado le “cure europee” dove la sdraietta autocullante, la carrozzina, il lettino singolo, il box fanno parte del corredino obbligatorio di un neonato. Il bambino ci si adatterà con notevole sforzo, ma le sue esigenze reali non saranno soddisfatti. Tutti questi surrogati di mamma non rispondono alle esigenze del bambino…ma…alle nostre.
Essere portato invece consente al bambino di vivere le scoperte di ogni giorno riconoscendo il calore, i movimenti, i suoni che lo hanno accompagnato per nove mesi e alla mamma di svolgere le sue attività.

Portare consente di vivere la maternità con minore stress, con più tranquillità, con piu’ gioia. E’ inoltre provato da studi scientifici che portarsi addosso il proprio bimbo riduce la depressione pos-partum.

La fascia, il mei tai, offrono la possibilità di stabilire con il proprio bambino uno scambio ininterrotto di contatto e di amore che fortifica entrambi. Un neonato che si sente solo (non a Contatto) piange per richiamare l'attenzione dei genitori.
Anche dal punto di vista anatomico il corpo dei nostri neonati è fatto per stare addosso al corpo del genitore: le gambe flesse divaricate e la curva della colonna vertebrale predispongono alla posizione verticale sul corpo del genitore più che alla posizione sdraiata su superficie dritta.

L'antropologo americano Ashley Montagu, Nel suo libro "Il linguaggio della pelle", sottolinea l'importanza del contatto corporeo del neonato con la madre, condizione essenziale per il suo sviluppo sano a livello fisico psichico e sociale. Il linguaggio della pelle è quello che il bambino comprende dal primo momento, che gli fa percepire se stesso e gli altri e lo fa sentire amato.

Ormai l'effetto benefico del contatto corporeo sui bambini neonati è indiscusso come dimostra la pratica della marsupioterapia, che viene adottato in sempre più strutture ospedaliere italiane. Il metodo "inventato" da un pediatra colombiano in un ospedale uno Bogotà nel 1978 per mancanza di incubatrici prevede di posare nudo il bambino prematuro, un contatto pelle pelle uno tra i seni della sua madre o del padre coperto da una morbida copertina o fascia. Il genitore diventa così "termoculla" del proprio bambino prematuro.
A più di vent'anni dai primi successi, l'OMS nel 2003 ha pubblicato le linee guida per la marsupioterapia! Molti studi eseguiti negli ultimi vent'anni in tutto il mondo confermano scientificamente, che il contatto tra genitore e bambino (prematuro o a termine) gioca un ruolo importantissimo nel legame-bambino, ed fondamentale per la sua crescita ponderale, per il suo regolare sviluppo psichico e sociale.

Un bambino portato poi gode di una stimolazione plurisensoriale fuori dalla sua portata motoria ma ciò nonostante tutto alla sua portata. Il bambino portato sente il suo corpo avvolto e massaggiato dal corpo di sua madre, sente il suo calore, il suo battito cardiaco, la sua voce e le voci delle persone attorno, i rumori della quotidianità, vede da vicino il viso di sua madre e gli oggetti coinvolti nell'attività della madre, sente odori e profumi, il sudore, il latte ed il suo senso dell'equilibrio viene stimolato di continuo perché deve ribilanciarsi e seguire i movimenti di chi lo porta. Il bambino si sente completamente al sicuro acnhe di fronte a situazione nuove e sconosciute: si può affacciare un po' alla volta al mondo che lo circonda. Appena è stanco può ritirarsi, dormire ed elaborare il vissuto. Dal punto di vista psicosociale il bambino percepisce il mondo non da sotto ma dall'alto. Le persone che si incontrano gli stanno di fronte e non sopra di lui. Difficilmente viene sovrastimolato da stimoli esterni perchè non viene investito in una posizione "impotente" e ha la possibilità di ritirarsi in qualsiasi momento.
La continua conferma della presenza dei genitori, toccabile, palpabile, sensibile al tatto aiutano a creare concretamente "la base sicura" dalla quale affacciarsi al mondo.
I bambini "portati" dispongono di una forte voglia di autonomia, di un entusiasmo di scoprire il mondo. La base sicura, che li contiene all'inizio e alla quale per molto tempo possono tornare in caso di bisogno - si mantiene e si interiorizza anche dopo la conclusione del periodo da "portati".
I bambini portati sono piu 'calmi e attenti. L'uso della fascia riduce i pianti ei malumori, riducendo notevolmente i casi di coliche grazie al "massaggio" calmante che il bimbo riceve stando a contatto con la madre in movimento. Portare un bimbo nella fascia lo predispone a crescere piu 'sicuro ed indipendente.

Troppo Spesso ancora si sentono, anche nell'ambiente più vicino, commenti negativi rispetto a questa disposizione al contatto con il proprio neonato. "Vedi che lo vizi così. Poi non te la caverai più. Stara sempre attaccato a te." In realtà, è vero il contrario: rispondere ai bisogni del neonato lo rassicura e lo aiuta a diventare indipendente ed autonomo. Non è “viziare” rispondere immediatamente al bisogno del piccolo. "Viziare" il bambino significa invece trattarlo con negliġenza, offrendo soluzioni "comode" e compensazioni al posto dell’attenzione di cui ha disperatamente bisogno.
Il vostro bambino crescerà sicuro di sè e tranquillo se i suoi primi, urgenti bisogni saranno soddisfatti con amore.

Con il proprio bambino "addosso", al sicuro vicino al proprio corpo, si possono riconquistare spazi propri e godere di una libertà di movimento creduta persa! Non più rinunciare alle passeggiate nel bosco o nei campi, al giretto in città, alla metropolitana, all'autobus, alla spesa, ad uscire sotto la pioggio o la neve, alle faccende di casa, a leggere comodamente un libro con il proprio bimbo sul petto.

Portare consapevolmente ed essere portati significa essere in ascolto. Un ascolto a pelle più che a parole, un ascolto profondo della situazione emotiva di sé stesso e dell'altro. Il bambino portato avverte e ascolta lo stato d'animo ed emotivo di chi lo porta e lo esprime, senza filtri. Per questo motivo non è possibile portare un bambino in un marsupio o in una fascia se chi lo porta non riesce uno sopportare il contatto e non vede l'ora di toglierselo di dosso. Portare infatti è a volte divertente e bello, a volte faticoso e a volte improponibile. Quindi un bambino non va mai portato per motivi di ideologia "alternativa", o perché bisogna o perché fa bene al singolo bambino o perché sta diventando di moda.
Portare, in modo consapevole, è uno strumento di relazione, che si basa sull'ascolto reciproco (e solo così funziona) che va impostato e calibrato individualmente per trovare la giusta vicinanza.

Infine, " portare "ed “essere portati "è un modo per crescere come genitori, oltre che per il bambino, per scoprirsi e sperimentarsi.

Per approfondire questa tematica consulta il sito www.portareipiccoli.it oppure leggi il libro di Weber Esther, da cui sono tratte le informazioni.

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