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Nel momento in cui uno si impegna a fondo, anche la provvidenza allora si muove .
Infinite cose accadono per aiutarla,
cose che altrimenti non sarebbero mai avvenute....
Qualunque cosa tu possa fare o sognare di poter fare, cominciala.
L'audacia ha in sè genio, potere e magia.
Cominciala adesso.

W. Goethe


Chi lavora con le sue mani è un lavoratore.
Chi lavora con le sue mani e la sua testa è un artigiano.
Chi lavora con le sue mani e la sua testa ed il suo cuore è un'artista.

San Francesco d'Assisi

venerdì 8 gennaio 2010

Il mito dell'amore materno


A proposito di solitudine delle madri, vi segnalo questo libro: “I miti del nostro tempo”.
Il primo mito di cui parla l’autore Umberto Galimberti, professore di Filosofia della Storia e Psicologia Dinamica all’Università di Venezia, è proprio il mito dell’amore materno.

Galimberti sostiene che l’amore materno sia ambivalente: ogni madre è pervasa dall’amore per il figlio così come dal rifiuto per il figlio. Quando quest’ultimo sentimento ha il sopravvento, si verificano quei casi estremi e drammatici che ogni tanto la cronaca ci propone: madri che arrivano ad uccidere i propri figli. Gesti che, ovviamente, sono da condannare, ma che impongono anche una seria riflessione.

Secondo Galimberti, nella donna convivono due “soggettività antitetiche: una che dice “io” e una che fa sentire la donna “depositaria della specie”.
“Il conflitto tra queste due soggettività”, continua l’autore, “è alla base dell’amore materno, ma anche dell’odio materno, perché il figlio, ogni figlio, vive e si nutre del sacrificio della madre: sacrificio del suo tempo, del suo corpo, del suo spazio, del suo sonno, delle sue relazioni, del suo lavoro, della sua carriera, dei suoi affetti e anche amori, altri dall’amore per il figlio. “

Io personalmente non ritengo un “sacrificio” il mio tempo, il mio corpo, la mia carriera, il mio sonno. Li vedo sotto un altro punto di vista: li ritengo un dono che faccio a mio figlio, ma anche a me stessa, alla mia famiglia. Si tratta di un investimento per il futuro.

Ciò non toglie che a volte può essere faticoso, anzi lo è….e lo è soprattutto per quelle donne che si ritrovano sole, non supportate e “se poi il figlio è figlio dell’illegalità, del tradimento, della povertà, della paura, della sprovvedutezza, allora non solo il conflitto tra le due soggettività, ma anche l’impossibilità di prefigurare un futuro per il figlio scavano nell’inconscio della madre quel che non vuol vedere e constatare ogni giorno: che il proprio figlio è troppo distante, troppo dissimile dal proprio sogno o dal proprio desiderio. E’ a questo punto che l’ambivalenza amore-odio, comune a tutte le madri, si potenzia e chiede una soluzione.(..) Questa ambivalenza del sentimento materno generato dalla doppia soggettività che è in ciascuno di noi, e che il mondo delle madri conosce meglio del mondo dei padri, va riconosciuta e accettata come cosa naturale e non con il senso di colpa che può nascere dall’interpretarla come incompiutezza o in autenticità del sentimento.”

Galimberti sostiene, giustamente, che la differenza rispetto al passato è la condizione della madre rispetto alle trasformazioni subite dalla famiglia “che si presenta oggi in una forma troppo nucleare, troppo isolata, troppo racchiusa nelle pareti di casa che, divenute più spesse, la recingono e la secretano, creando l’ambiente adatto alla disperazione” e, aggiungo io, alla solitudine e all’isolamento.
“Nel chiuso di quelle pareti ogni problema si ingigantisce perché non c’è altro punto di vista, un termine di confronto che possa relativizzare il problema, o che consenta di diluirlo nella comunicazione, quando non di attutirlo nell’aiuto e nel confronto che dagli altri può venire”.

Ecco allora l’importanza di creare luoghi e momenti di aggregazione fra mamme, dove la mamma-donna-moglie possa confrontarsi, sfogarsi, sentirsi capita e sostenuta, confidarsi, condividere la propria esperienza o semplicemente chiacchierare .
A questo proposito vi segnalo, oltre a poter raccontare la vostra storia sul mio blog (lasciando commenti o inviandomi mail a serenapir@yahoo.it) e partecipare agli incontri che tengo periodicamente sul portare (e non solo: a breve organizzerò incontri per parlare di pannolini ecologici, biodetersivi, e altro ancora), il blog di Fiammetta spazioneomamma@blogspot.com, spazio di orientamento e condivisione per la neomaternità, dove vengono raccolte a livello locale della provincia di Bergamo le iniziative a favore e a sostegno delle neomamme.
Senza dimenticare i consultori ai quali ci si può rivolgere per cercare aiuto e/o solo consigli.

Di solito, poi, una volta fuori casa, si indossa, vuoi per vergogna, vuoi per pudore e per paura del giudizio altrui, una maschera che non fa trasparire quello che ci accade realmente. Nemmeno con i nostri familiari più stretti magari ci confidiamo per timore di sentirci inadeguate o di essere criticate.

Tutto questo potrebbe essere evitato se il nucleo familiare si aprisse allo scambio sociale
L’autore del libro, attraverso queste riflessioni non vuole ovviamente giustificare chi in preda alla disperazione arriva a compiere gesti assurdi nei confronti dei propri figli, ma vuole “denunciare la cultura dell’isolamento in cui la sacralizzazione del privato ha ridotto di fatto la famiglia, che troppo spesso registra in sé l’effetto del collasso sociale. Se infatti la società è solo la sommatoria delle solitudini delle famiglie, perché una famiglia inavvertita e inascoltata, e che a sua volta non ha voglia di farsi notare né di parlare, perché questa famiglia non può impazzire??”

L’autore esorta ad accudire le madri “perché , per talune di loro, forse troppo gravosa è la metamorfosi del loro corpo, la rapina del loro tempo, l’occupazione del loro spazio fisico ed esteriore, interiore e profondo.”

La riflessione finale sul mito dell’amore materno è dedicata al ruolo del padre: non è sufficiente che partecipi ed assista al parto. E’ molto più utile che assista madre e figlio nella quotidianità offrendo loro quell’abbraccio, quella comprensione e coesione, quell’appoggio e quel sostegno che scaldano il cuore.

Galimberti conclude con un’esortazione ai padri (quando ci sono): “tutelate la maternità nella sua inconscia e sempre rimossa e misconosciuta crudeltà. Questa tutela ha un solo nome “accudimento”, per sottrarre le madri a quella luce nera e coì poco rassicurante che fa la sua comparsa nell’abisso della solitudine”.

“Non ci sarebbero tanti disperati nella vita se tutti, da bambini, fossero stati davvero amati e solo amati”.

4 commenti:

  1. Cara Serena,
    mi viene naturale capire e condividere, nel bene e nel male, ciò che hai scritto, ma devi sapere che per questo, per certe persone siamo "strane".

    Quando ho visitato la prima volta il tuo sito, e poi il tuo blog, mi è arrivato qualcosa di bello e di speciale; una parte di te mi ha raggiunto nell'animo, in questo comune nuovo cammino di mamme.

    La tua attenzione, la tua voglia di conoscere e di mettere a disposizione di altre persone, la tua fantastica creatività e manualità per far baciare la tua teoria con la...pratica!

    Per quel che mi riguarda, il mio blog di spazioneomamme è l'anti-solitudine, è lo spazio per sentirsi accolta ed ascoltata, oltre che orientata.

    Credo in questo percorso, perchè so che cosa vuol dire sentirsi sola nella neomaternità ed ho imparato che basta a volte veramente poco per superere una difficoltà, se la si può condividere.

    Ringrazio te ed anche le altre persone che hanno colto la cura, l'amore e l'entusiasmo per questo mio neonato progetto e che stanno divulgando l'indirizzo del blog di spazio neomamma tra le neomamme.

    Ma, ricorda Serena, per qualcuno siamo..."strane"; stai in guardia dunque!

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  2. Dimenticavo di dirti che ho linkato il tuo post nella segnalazione del libro nel blog di spazio neomamma.
    Ciao!

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  3. Cara Fiammetta,
    l'idea del blog, del sito, del cucire fasce, mei tai, mi è venuta proprio perchè vorrei diffondere e promuovere questo essere considerate "strane"!! Se per "strane" si intende che non diamo per scontato quello che ci viene a volte propinato sulla maternità, sull'accudimento, sull'alimentazione, sulle vaccinazioni e su tanti altri temi,nel tentativo di uniformarci, allora sì, siamo strane.
    "Strane" rispetto a un modo di vivere a volte superficiale, distratto, che dà per scontate molte cose.
    Per me la maternità è stata una grandissima occasione di riflessione, mi ha dato l'opportunità di mettermi in gioco. Per questo vorrei difffondere la mia esperienza: affinchè anche altre mamme e donne possano essere più confidenti della loro forza, delle loro capacità e, indipendentemente dallo stile di genitorialità che vorranno scegliere, essere consapevoli che c'è un'alternativa, che si può non subire passivamente quello che ci viene proposto, che è giusto e responsabile farsi un'opinione propria, soprattutto se si parla di figli.

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  4. Un amica mi parlo di un fatto che e successo a un loro amico di famiglia;la sua moglie non ha voluto avere più rapporti con marito da quando e nato il loro figlio,adesso il bambino ha dieci anni;quali spiegazione può essere?

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